Dal co-working al co-living: nuovi stili di vita e nuove architetture.

23.08.2017

Posted on 6 February 2017 by Renata Sias1

Il termine sharing economy sintetizza una radicale trasformazione caratterizzata dall'emergere di attitudini collaborative. Iniziata come fenomeno di nicchia e subito abbracciata dai Millenials, questa rivoluzione evolve rapidamente e da qualche tempo non interessa solo l'utilizzo di servizi: il coworking è già superato da un più sostenibile concetto di "co-living" offrendo nuovi stimoli per l'architettura.

Una ricerca svolta da Osservatorio MADE Expo analizza come il nuovo valore della condivisione -in tutto il mondo- influenzi profondamente gli stili di vita e di lavoro, gli ambienti residenziali e i workplace, fino a interessare l'intero mondo del progetto architettonico.

La nuova frontiera del coworking è il coliving.
Sono passati oltre 20 anni dalla nascita del primo coworking (C-Base a Berlino, nel 1995) e oggi, proprio quella Generazione Z nata allora sta diventando una categoria di professionisti creativi, nomadi digitali più propensa all'accesso a beni e servizi che al loro possesso.
I grandi hub di innovazione nel mondo non si limitano a dare loro un luogo di lavoro da condividere, ma rispondono all'esigenza di vivere in una community a tempo pieno.
"La vita di queste persone è improntata alla flessibilità, alla ricerca di un bilanciamento diverso tra attività lavorative e ricreative (definita work-life balance) e, soprattutto, a un rinnovato desiderio di comunità, apertura e scambio".
Le prime a entrare in questo nuovo mercato immobiliare che rinnega la "casa di proprietà" sono state Common e Pure House, due start up americane alla fine del 2015 e più recentemente anche WeWork ha aperto la divisione WeLive.
"Quello che sta trainando il co-living e il movimento di condivisione dello spazio abitativo è il desiderio dei giovani professionisti di vivere in una community con altri creativi e innovatori, in un mondo fatto di condivisioni e di collaborazioni, senza frontiere di spazio e tempo". Spiega Ryan Fix, fondatore del co-living Pure House di New York.
Non si deve pensare a un fenomeno fatto di piccoli numeri!

All'estero si stanno già costruendo grattacieli ad uso misto per il co-living, con spazi residenziale, per la cultura, il lavoro e il tempo libero.
"Gli edifici della prossima generazione avranno come caratteristica il ritorno alla vita sociale, garantendo degli spazi comuni ed offrendo una maggiore sicurezza. La progettazione degli spazi fisici sarà quindi pensata per incoraggiare un forte senso di comunità"commenta l'architetto Massimo Facchinetti.

Come spiega Osservatorio MADE Expo "Queste nuove tipologie di edifici dall'anima "ibrida" mettono al centro dell'attività progettuale i bisogni e il benessere della comunità e sono pensate per gruppi di persone socialmente consapevoli che condividono pratiche e valori comuni quali la volontà di perseguire una qualità della vita basata sui concetti di eco-compatibilità e cooperazione".
Non è una moda ma una tendenza che sancisce una nuova coscienza dell'abitare contemporaneo e attribuisce nuovi valori ai luoghi di vita.

Esempi di co-living nel mondo.

Funan DigitaLife Mall, Singapore (design Woods Bagot).
Tra gli esempi di coliving la ricerca di Osservatorio Made Expo cita la riconversione dell'area dell'ex Funan DigitaLife Mall di Singapore che parte proprio da questi presupposti per offrire un'esperienza a tutto tondo agli adepti del green lifestyle. Il complesso, progettato dalla company internazionale Woods Bagot, include negozi, ristoranti, residenze, uffici, cinema, una fattoria urbana e attrezzature sportive. È stato disegnato per promuovere un'idea di mobilità urbana sostenibile e abitudini di vita salutari. L'intera costruzione è infatti strutturata a misura di ciclisti, sia in termini di accessibilità e fruizione degli spazi, sia in termini di servizi dedicati.
A questo scopo il piano terra dell'edificio si configura come un vero e proprio snodo all'interno della rete urbana di piste ciclabili che favorisce l'ingresso e l'uscita dai suoi spazi attraverso rampe di raccordo e offre ristoro e supporto ai ciclisti con uno bike shop e un bike cafè dotati di officine, armadietti e docce.
La visione dei progettisti è quella di creare un ambiente fertile in cui gli abitanti possano coltivare le proprie passioni e i propri interessi. Più che una semplice costruzione, infatti, il complesso potrebbe essere definito un passion cluster, un incubatore in cui l'organizzazione degli spazi incoraggia la condivisione e la liberazione di energie creative e in cui i retailer, ad esempio, possono proporre prodotti e concept innovativi in negozi concepiti come laboratori di sperimentazione.
Il fine ultimo è quello di creare una comunità produttiva che si riconosce e si aggrega intorno a inclinazioni e stili di vita identitari, di cui l'architettura diventa il catalizzatore e, allo stesso tempo, il manifesto estetico e progettuale.

Cykelhuset Ohboy, Malmo ( Design Hauschild + Siegel).

Quello di Singapore non è un esempio isolato, a testimonianza di quanto la bicicletta sia diventata centrale per i nuovi modi di vivere all'insegna della sostenibilità. A Malmo, in Svezia, lo studio Hauschild + Siegel sta realizzando per il developer Cykelhuset Ohboy un edificio residenziale progettato a partire dalle esigenze di abitanti che non posseggono l'automobile e scelgono le due ruote per spostarsi in città.
I garage per le auto sono assenti. Oltre a aree di bike parking esterne, le unità abitative sono state pensate per ospitare al loro interno anche le biciclette stesse. Per agevolarne spostamenti, gli spazi di passaggio, le aperture e gli ascensori hanno dimensioni maggiori. Questo consente di manovrare in modo sufficientemente comodo sia le biciclette sia le cargo bike - il modello molto diffuso nei paesi del Nord-Europa utilizzato per trasportare i bambini, la spesa o altre tipologie di carico più "ingombranti" - e di condurle fin dentro casa per scaricare eventuali pesi senza fare fatica.
Ciò ha comportato alcuni accorgimenti tecnici che prevedono, ad esempio, la doppia entrata degli ascensori, di modo che la bici si trovi sempre nel verso giusto di marcia, nonché l'utilizzo di finiture in cemento alle pareti - sia quelle degli spazi comuni che quelle delle abitazioni - più durevoli e facili da pulire per ridurre al minimo i costi di manutenzione. Mentre le finestre circolari inserite nel prospetto rimandano metaforicamente alle ruote della bicicletta che si trasforma anche in elemento di ispirazione formale e espressiva.
I residenti, inoltre, potranno accedere a un servizio annuale di assistenza tecnica per i loro mezzi di trasporto, a un abbonamento al servizio di bike-sharing, avranno a disposizione biciclette per gli ospiti e l'accesso al car-sharing nel caso in cui necessitassero di un'automobile.

A MADE Expo (Milano 8/11 marzo 2017) sarà proposta una panoramica di quello che le aziende offrono per reinventare gli ambienti e renderli multi-funzione anche in termini di spazi condivisi.

Posted in #50 Febbraio 2017, Architecture • Design • Art, Architettura, Lifestyle, Lifestyle • Workstyle • Trend, Trend, Workstyle ' Tagged architettura, attitudini collaborative, attività lavorative e ricreative, benessere, bicicletta, co-living, coliving, Common, community, coworking, Flessibilità, generazione Z, hp4-2, Millenials, Osservatorio MADE Expo, progetto architettonico, Pure House, ricerca, sharing economy, Sostenibilità, valore della condivisione, WeLive, WeWork, work-life balance, workplace ' 1 Reply

Le aree in-between ispirano nuove categorie di arredi.

Le aree in-between, sempre più presenti nelle organizzazioni grandi e piccole, sono da tempo oggetto di ricerca per Kinnarps che, in collaborazione con talentuosi designer, ha realizzato nuove tipologie di arredi ibridi concepiti specificamente per queste aree di mezzo tra lavoro, relax e meeting. Si chiamano Lean In e Avant Bench, sono prodotti dal marchio Materia come ogni prodotto del gruppo sono attenti anche alla sostenibilità.

Gli ambienti più interessanti dei nuovi workplace sono quelli in-between: spazi vivi, mutevoli che assecondano le attitudini collaborative dei nuovi ways of working, dove il coworking è anche co-living.
Il dinamismo e la flessibilità di questi ambienti richiedono nuove tipologie di arredi altrettanto versatili, capaci di bilanciare attività lavorative e ricreative, che diano forma a nuovi comportamenti. Ecco due interessanti esempi:


Lean In, design Kaja Solgaard Dahl, prodotto da Materia (Gruppo Kinnarps).
Questo prodotto ha fatto meritare a Kaja Solgaard Dahl il riconoscimento di designer emergente attribuito dalla Stockholm Furniture Fair 2017.


Si tratta di un'imbottitura modulare da parete che asseconda il comportamento istintivo di appoggiare la schiena quando si sta in piedi e fornisce un morbido e invitante supporto per il corpo. E' ideale per gli ambienti dove si desidera creare nuove modalità di interazione, anche se di passaggio o di piccole dimensioni.
Lean In è dotato di un tavolino opzionale montato su braccio ( disponibile bianco o nero) che ne aumenta la funzionalità.

Avant Bench, design Fredrik Mattson, prodotto da Materia (Gruppo Kinnarps).
Questo elemento di arredo integra tavolo e panca in un unico oggetto, generando una nuova categoria di arredo che offre diverse opzioni di posti a sedere; anche il top può essere infatti usato per sedersi.
Il piano può essere in frassino nero, laminato bianco, oppure rivestito in tessuto o pelle. Può essere dotato di presa di corrente.


Posted on 24 January 2017 by Renata SiasCondividi1